ALLA PANORAMICA

Paese che vai, usanza che trovi… anche per i denti

Nina von Allmen
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Nel mondo occidentale, avere un sorriso perfetto significa avere denti bianchi e ben allineati. Al di fuori della nostra area culturale esistono però altri ideali di bellezza dentale, che hanno poco o nulla in comune con i nostri. 

Già nell’antichità romana e greca avere una dentatura bianca e smagliante era un ideale di bellezza perlomeno per le classi sociali più agiate. A tale scopo allora ci si sbiancava i denti con strumenti manuali o con un risciacquo a base di urina. La gente comune, invece, disprezzava i denti bianchi perché rappresentavano artificiosità e alterazione della bellezza naturale.

Denti neri e storti in Giappone
Anche in Giappone la naturalezza è importante. Mentre alle nostre latitudini è di moda avere denti bianchi e dritti, l’ideale di bellezza delle donne giapponesi è avere i denti storti. In Giappone avere i canini superiori sporgenti è simbolo di giovinezza e di tenerezza e rientra nel cosiddetto look Yaeba (alla lettera “doppio dente”). Questa tendenza è talmente diffusa che nel frattempo molte giapponesi ricorrono ai veneer o incollano dei canini artificiali su quelli naturali. 

Per molto tempo, però, in Giappone vigeva un’altra moda particolare, che non riguardava la forma ma il colore dei denti: si usava tingersi i denti di nero. All’inizio questo ideale di bellezza, detto Ohaguro, era riservato ai nobili della corte giapponese, ma poi si diffuse anche tra i samurai. Dal XVIII secolo erano per lo più le donne a tingersi i denti di nero quale simbolo della loro maturità sessuale e della loro fedeltà al marito. Questa pratica è durata, seppur sporadicamente, fino al XX secolo. 

Diastemi e denti appuntiti 
L’etno-odontoiatria è un campo di ricerca relativamente recente che si occupa di denti e di salute orale delle culture indigene. 

In molte culture indigene vi è per esempio l’abitudine di estrarre uno o più denti per sancire il passaggio dall’infanzia all’età adulta. Per entrare a far parte della comunità, i giovani Masai si fanno infatti estrarre gli incisivi superiori o inferiori senza anestesia né disinfettanti. Questa pratica è talmente radicata nella cultura masai da influenzarne persino la lingua. Nell’alfabeto della lingua maa, infatti, non esistono né la f né la v, perché il diastema dentale non permette di produrre questi suoni.

Un altro rituale è la limatura dei denti. Nelle popolazioni indigene del Vietnam e del Sudan, ma pure nella cultura maya, i denti venivano limati ai lati per dare agli incisivi una forma appuntita e a volte venivano incastonati di pietre per indicare l’appartenenza a una classe sociale elevata. In altre culture, per esempio tra i Wapare della Tanzania, i denti vengono affilati a punta per conferire un aspetto minaccioso che ricorda quello dei predatori.

Per quanto gli ideali estetici dentali nelle culture passate e contemporanee siano molto diversi tra loro, tutte le pratiche sono accomunate dalla stessa convinzione: i denti non sono semplicemente una parte del corpo, bensì uno status symbol che non fornisce solo indicazioni sullo stato di salute di una persona, ma anche sul suo status sociale.